Gli investimenti del Recovery Plan per la mobilità

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In attesa dell’approvazione definitiva, i punti salienti della componente “infrastrutture” sembrano ormai abbastanza sicuri.

Partiamo dalle cifre e dai programmi. Per le infrastrutture ci dovrebbero essere a disposizione 32 miliardi di euro che saranno usati:

  • per lo sviluppo dell’alta velocità (AV);
  • la realizzazione del Piano “Porti d’Italia”;
  • la digitalizzazione di aeroporti e sistemi logistici.

A queste, si aggiunge la quarta componente che riguarda la messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di strade, viadotti e ponti.

Dal punto di vista operativo Giovannini comunica di aver istituito all’interno del MIMS un sistema di monitoraggio settimanale sulla produzione normativa secondaria e sugli atti di attuazione della normativa primaria, in modo da assicurare la velocizzazione dei processi.

Per quanto riguarda i tempi di approvazione delle opere, Giovannini ha confermato che è a lavoro con i colleghi Cingolani e Franceschini per velocizzare passaggi come la VIA e la VAS, senza però compromettere i beni paesaggistici e naturali.

Entrando nel merito del Piano, il tema “infrastrutture” si rintraccia principalmente in due delle sei missioni del Piano.

La missione n. 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, con i fondi per il trasporto rapido di massa (TPL), il contrasto al dissesto idrogeologico, l’efficienza energetica del patrimonio edilizio (incluso quello pubblico) e le infrastrutture idriche.

E la missione n. 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” che prevede due componenti: L’Alta velocità di rete e la manutenzione stradale 4.0; L’intermodalità e la logistica integrata.

La prima componente della terza missione del PNNR potrà contare su 28,3 miliardi di euro. Grazie alle informazioni delle schede tecniche, si vede che gli investimenti ferroviari al Sud sono stimati tra il 45-50% del totale degli investimenti del Recovery Plan e che l’investimento attraverso i Fondi FESR sarà complementare ai primi, per finanziare linee regionali.

Cinque le proposte di interventi infrastrutturali previste. Anzitutto l’alta velocità e la velocizzazione della rete per passeggeri e merci, per favorire la connettività del territorio ed il passaggio del traffico da gomma a ferro sulle lunghe percorrenze. In questo ambito rientrano interventi ampiamente previsti, come la conclusione della direttrice Napoli-Bari o la linea Palermo-Catania-Messina, inseriti anche tra le opere commissariate per accelerarne la realizzazione. All’alta velocità si aggiungono poi altre tre direttrici di investimento:

  • il completamento dei corridoi ferroviari TEN-T e quello delle tratte di valico;
  • il potenziamento dei nodi e delle direttrici ferroviarie;
  • la riduzione del gap infrastrutturale Nord-Sud a favore delle regioni meridionali.

La seconda componente della missione n. 3 è invece quella che guarda alla logistica e in particolare al sistema portuale. “Il traffico merci intermodale in Italia è tipicamente terrestre, gomma-ferro, ma è inefficiente il collegamento con il traffico marittimo”, si legge infatti nel documento. “Considerando che i terminali dei corridoi ferroviari merci sono spesso dei porti, risulta dirimente, ai fini di un rapido collegamento fra la linea ferroviaria e l’infrastruttura portuale, per migliorare la competitività dei porti italiani, la realizzazione del cosiddetto “ultimo miglio”.

In tale contesto, quindi, la seconda componente della Missione n. 3 attiene al miglioramento della competitività, capacità e produttività dei porti in chiave green:

  • considerando i porti non solo punti di transito, ma integratori del sistema mare-terra;
  • proponendo un’offerta logistica efficace ed affidabile per i trasporti inland da/per le destinazioni finali; creando una massa critica che consenta economie di scala ed efficienze in termini ambientali, e sviluppando i traffici verso l’area geograficamente a Nord delle Alpi;
  • realizzando una serie di interventi sistemici, l’accessibilità portuale e dei collegamenti ferroviari e stradali con i porti (ultimo miglio);
  • migliorando la situazione ambientale e riducendo le emissioni climalteranti dei porti (riducendo le emissioni inquinanti da combustibili fossili sia degli edifici, che degli impianti, che dei mezzi di servizio sia terrestri che navali).

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